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Gruppo famiglie in montagna
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Incontri biblici tenuti dal biblista don Paolo Bovina
1) Mercoledì 29 Novembre 2023
2) Mercoledì 6 Dicembre 2023
Abramo: Ascolto di una promessa
3) Mercoledì 13 Dicembre 2023
Davide: Una vocazione inaspettata
4) Mercoledì 20 Dicembre 2023
Giovanni il Battista: Invito alla preparazione
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Sintesi di quanto condiviso nei 3 gruppi dell'Assemblea dello scorso 19 novembre.
GRUPPO MODERATO DA FEDERICA CONTI
Tra i temi più sentiti quello dell' ACCOGLIENZA ha avuto un ruolo predominante.
Si è osservato che dinanzi a persone nuove c'è spesso un atteggiamento di chiusura o comunque di
" indifferenza": sicuramente manca un atteggiamento di coinvolgimento tale da farli sentire ben
accetti ed invitati a partecipare. Quasi a voler mantenere a tutti i costi lo status quo, e questo si
evince in particolare nei confronti dei nuovi arrivati nelle varie attività pastorali: da una parte la
difficoltà ad aprirsi a nuove idee dei veterani e dall'altra il voler scardinare meccanismi rodati da
parte dei nuovi con il risultato inevitabile di problemi sul piano della comunicazione e conseguenti
malumori e fraintendimenti. Il problema dell' accoglienza può esistere anche all'interno della
comunità: ci si relaziona o si collabora sempre con le stesse persone, che si conoscono da
più tempo o con cui si avverte maggiore affinità e complicità, rimanendo estranei o in superficie
con molte altre. Conseguenza di questa abitudine è una inevitabile mancanza di ascolto verso
l'altro.
PROPOSTA: CREARE MOMENTI DI AGGREGAZIONE COMUNITARIA PER TUTTE LE
VARIE FASCE DI ETÀ ED I VARI SETTORI OPERATIVI IN PARROCCHIA, ABITUANDO
LE PERSONE A COLLABORARE INSIEME.
Un altro tema è relativo alla CAPACITÀ DI CHIEDERE AIUTO.
A volte il carico di lavoro diventa faticoso, soprattutto per gli operatori impegnati trasversalmente
su più fronti. La stanchezza può portare a perdere di vista l'obiettivo, ovvero il senso di servizio
svolto con gioioso ed amorevole spirito di gratuità; altresì il carico di lavoro può portare a perdere
anche concentrazione su tutti i vari aspetti del proprio compito. Entrambe queste difficoltà possono
pertanto portare a problemi di comunicazione tra operatori con conseguenti malumori e
fraintendimenti ( come sopra).
PROPOSTA: COME IN UNA FAMIGLIA CHIEDERE AIUTO SENZA RISERVE E CON
UMILTÀ, CONFIDANDO CON SINCERITÀ LE PROPRIE DIFFICOLTÀ AI SACERDOTI E
CHIEDENDO CON FIDUCIA SUPPORTO AGLI ALTRI OPERATORI.
Per quanto concerne la diffusione digitale è richiesto a tutti i parrocchiani di far conoscere il SITO
WEB della PARROCCHIA. Per renderlo stimolante ed interessante si rende necessario caricare
sistematicamente nuovi contenuti.
PROPOSTA: INVITARE I PARROCCHIANI A VISITARE IL SITO E REGISTRARSI.
SENSIBILIZZARE I REFERENTI DEI DIVERSI SETTORI A FARE IN MODO CHE
VENGANO PRODOTTI CONTENUTI DA DIFFONDERE SUL SITO E SULLA PAGINA
FB, OVVIAMENTE SEMPRE NEL RISPETTO DELLA NORMATIVA SULLA TUTELA
DELLA PRIVACY. IPOTESI DI PUBBLICAZIONE PER ESEMPIO DELL'OMELIA DELLA
MESSA DOMENICALE.
Si è posto come urgente il bisogno di FORMAZIONE, perché ci si accorge che siamo molto
coinvolti sul piano pratico nella vita della parrocchia, ma si ravvisa allo stesso tempo la
necessità di nutrire la propria spiritualità, perché la "casa ha bisogno di fondamenta solide".
PROPOSTA: CREARE MOMENTI DI RIFLESSIONE ED APPROFONDIMENTI SULLA
PAROLA E, QUALORA NON SIA SEMPRE POSSIBILE LA PRESENZA DEI SACERDOTI,
ANCHE SOLO TRA LAICI. INOLTRE APRIRSI ED ACCOGLIERE ANCHE PROPOSTE
ESTERNE ( CASA CINI, AZIONE CATTOLICA, ECC ECC).
Relativamente alla vita sacramentale è stato osservato che la possibilità di vivere la
RICONCILIAZIONE durante la S.Messa può distogliere attenzione dalla centratralità della
funzione religiosa.
PROPOSTA: ORGANIZZARE MOMENTI RISERVATI A QUESTO
SACRAMENTO CREANDO ANCHE SPAZI PER UNA SORTA DI "EDUCAZIONE" ALLA
CONFESSIONE COME PRATICA CONSUETA E GIOIOSA NELLA VITA SPIRITUALE DI
CIASCUNO.
Infine, si è aperta la questione del CPP e di alcune decisioni da esso approvate: si
è evidenziata la sua natura come organo consultivo, quindi esso non deve essere un elemento di
divisione e frammentazione, ma di dialogo dei consiglieri tra loro e di unità fiduciosa e
rispettosa nei confronti dei sacerdoti.
PROPOSTA: DIVULGARE AGLI OPERATORI E AI PARROCCHIANI L'ATTIVITÀ DEL
CPP E TROVARE NUOVE STRADE PER MIGLIORARE IL LAVORO DEL CPP DURANTE
LE SEDUTE.
Gruppo 2. (Facilitatore Alessandra)
Nel nostro gruppo nella condivisione sono emersi vari temi, tra cui quello dell'accoglienza. Abbiamo rilevato
che nella nostra parrocchia l'accoglienza è sempre stata difficile: siamo probabilmente una comunità un po’
chiusa. Rispetto a questo tema abbiamo messo in evidenza che certe persone riescono ad inserirsi facilmente
nella comunità perché sono caratterialmente estroverse, mentre per altre più chiuse diventa difficile trovare
spazio nelle attività o nei momenti comuni organizzati a livello parrocchiale. Anche all’interno dei gruppi
parrocchiali è difficile avere una comunicazione efficace, un dialogo che porti ad un “accordo sinfonico”:
talvolta prevale la superbia che fa entrare a gamba tesa, e l’autoreferenzialità.
Suggerimenti operativi:
1) il consiglio pastorale potrebbe essere un organo che può essere d'aiuto anche rispetto alla tematica
dell'accoglienza. Infatti, se ad ogni seduta viene redatto un piccolo verbale questo potrebbe essere
condiviso con la comunità, sotto forma di un intervento durante la Messa domenicale oppure
attraverso la distribuzione di un foglio riassuntivo che spieghi brevemente quali decisioni, quali
problemi la comunità sta affrontando o si sta interrogando e su quali aspetti chiede l’intervento della
comunità. In questo modo non resterebbe un organo chiuso in se stesso, ma aperto alla comunità e
con la prospettiva di contribuire all'accoglienza.
2) La Parola di Dio guida i nostri passi: la superbia e l’autoreferenzialità possono essere tenute sotto
controllo solo se la nostra azione è alimentata da una formazione continua che ci fa crescere nella
nostra umanità e nella nostra fede.
Abbiamo condiviso che 3 parole chiave posso strettamente essere interconnesse tra loro nel parlare di
comunità: fiducia, stima e franchezza. La fiducia ci insegna che non è possibile affrontare cammini, attività,
esperienze, sfide se non si nutre una profonda fiducia l'uno negli altri. La franchezza ci può aiutare ad
abbattere i muri, le chiusure e le incomprensioni che talvolta minano il dialogo e il nostro camminare insieme
come comunità. Ci sentiamo frenati nel dire le cose con chiarezza perché temiamo di urtare la sensibilità degli
altri, che le nostre parole non siano comprese come un contributo alla costruzione di un dialogo più efficace
oppure siamo frenati dall’ educazione che abbiamo ricevuto a non intervenire per evitare di creare ulteriori
problemi e sperando che la persona interessata possa comprendere da sola che ha avuto un atteggiamento
non costruttivo verso la comunità. La terza parola che ci può essere d’aiuto nell’alimentare la fiducia e la
franchezza verso gli altri è la stima.
Suggerimenti operativi:
3) forse dovremmo cercare di farci guidare da Rm 12, 10 “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,
gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Se nel nostro cammino di fede si radica questo sentire comune,
allora può diventare più facile essere franchi senza paura di urtare l’altro, perché egli sa comunque di
essere stimato, e cresce la fiducia reciproca.
La formazione è un elemento cardine a tutte le nostre attività parrocchiali. A volte, si comincia a fare il
catechista senza aver ricevuto formazione o comunque ci si sente sopraffatti dal fare più che dalla necessità
di formarsi. Si deve cercare un equilibrio tra il fare e il fermarsi ad ascoltare la Parola di Dio (i due atteggiamenti
di Marta e Maria). La formazione è continua nella vita delle persone per ogni età
Suggerimenti operativi:
4) dedicare spazi alla formazione in parrocchia dei catechisti, degli adulti. Sfruttare le scuole di
formazione diocesana rivolte alle varie età e a vari ambiti
Incontro Operatori Pastorali
(Gruppo 3, don Nicola)
- Ci chiedevamo se siamo una realtà parrocchiale aperta?
Risposta: no, non sempre; ognuno ha un ruolo preciso nella parrocchia, e spesso non sia ha il
coraggio di chiedere aiuto o se vediamo che servirebbe aiuto all’altro non si dice nulla, perché
non si vuol “invadere” gli spazi o ruoli d’altri;
- Capacità di franchezza
A volte manca perché si ha paura di urtare la sensibilità dell’altro;
- Stare al proprio posto, è positivo o negativo?
Ognuno certo ha un ruolo piccolo o grande che sia, l’importante è METTERSI AL SERVIZIO, vivere
il tutto per il bene degli altri e della comunità.
- Difficoltà dei nuovi volontari accolti:
non sentirsi inseriti, inclusi; la riflessione è che a volte la non conoscenza tra volontari porta a
non essere coinvolti, forse è bene approfondire bene la conoscenza personale tra volontari che
“lavorano” insieme per sentirsi più coinvolti e amati. L’importanza delle RELAZIONI e creare
COMUNIONE.
- Differenza tra volontariato ed essere missionari
Essere volontario è una vocazione! E dona il suo tempo in modo libero, non è l’esito che conta
ma il mettersi in gioco senza un guadagno, un tornaconto e il sentirsi a tutti i costi riconosciuti. Il
missionario va, parte a servizio del prossimo per annunciare soprattutto il Cristo Risorto e
vivendo il Vangelo, possiamo e dobbiamo essere insieme volontari missionari parrocchiali.
- Portare dei pesi nel fare le cose
Può capitare di essere stanchi, appesantiti, è necessario aver il coraggio di dirlo, chiedere aiuto,
in modo da rispondere alla chiamata con GIOIA nello svolgere il Servizio.
- Capacità di Comunione e Accordo Sinfonico
Per esempio si organizzano delle attività, dove una buona fetta risponde si, che bello è da fare,
ma al momento di agire di operare, c’è il “Silenzio Stampa” per esempio su WA e sono sempre
gli stessi che devono muoversi e attivarsi.
- l’importanza dell’Ascolto e del Sorriso
L’ascolto dell’altro è una ricchezza. Se abbiamo dei talenti valorizziamoli e mettiamoli in gioco
soprattutto con il Sorriso, siamo cristiani volontari con il sorriso e non con il muso lungo. Il sorriso
attira gli altri.
SINTESI: PAROLE CHIAVE PER IL VOLONTARIO/OPERATORE PASTORALE:
1) CONOSCERSI
2) AIUTARSI
3) DIRSI LE COSE
4) FARE TUTTO CON GIOIA E AMORE (essere cristiani gioiosi)
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S.Maria del "Perpetuo Soccorso" - Mosaico e Icona
Il mosaico nella lunetta del portale della nostra Chiesa riproduce con fedeltà l'icona della "Madonna del Perpetuo Soccorso".
Questa icona si trova attualmente a Roma ed ha una lunga storia. Pare sia del secolo XIV, proveniente dall'isola di Creta. Nel periodo dell'iconoclastia, molte icone della Chiesa Orientale furono portate in Occidente per preservarle.
Nel 787 si tenne il settimo Concilio Ecumenico a Nicea, che condannò l'iconoclastia, affermando che le icone potevano essere venerate ma non adorate, ripristinando il culto delle immagini sacre. Alla base della tesi del Concilio stava l'idea che l'immagine è strumento che conduce chi ne fruisce dalla materia di cui essa è composta all'idea che essa rappresenta. Si finiva, in definitiva, per riprendere l'idea di una funzione didattica delle immagini che era stata già sviluppata dai Padri della Chiesa.
Trafugata, portata a Roma, dopo varie peripezie è stata affidata ai "Redentoristi" nel 1866 da Papa Pio IX. Da allora l'icona si trova nella Chiesa di Sant'Alfonso all'Esquilino, via Merulana 31.
I Redentoristi (ordine fondato da Sant'Alfonso Maria de' Liguori nel 1732) ebbero l'incarico dal Papa di diffonderne la devozione e l'immagine ion tutto il mondo.
La nostra Chiesa, fin dalla consacrazione avvenuta nel marzo del 1925, è stata dedicata a S.Maria del Perpetuo Soccorso ed una copia dell'icona, su lastra di zinco, è stata posta nell'abside.
Un'icona non è un semplice quadro, ma una raffigurazione fatta secondo certi canoni, tendenti a "rendere presente in modo spirituale" i santi raffigurati.
L’icona mariana greca contiene tanti elementi della Mariologia orientale, cominciando con le iniziali in greco per “Madre di Dio” = Θεο τόκος = Teotokos.
La corona è un tributo ai molti miracoli compiuti da Nostra Madre sotto l’invocazione del “Perpetuo Soccorso”.
La stella sul velo della Madonna ci ricorda che ella è la Stella del Mare che ci conduce al porto sicuro del Cielo.
La bocca di Maria viene raffigurata così minuta per significare un raccoglimento silenzioso. Lei ha sempre parlato poco. Gli occhi di Maria sono grandi, perché devono vedere tutti i nostri problemi. Sono rivolti sempre verso di noi.
La tunica rossa rappresenta il colore che portavano le vergini ai tempi di Gesù.
Le iniziali greche accanto al bambino indicano “Gesù Cristo” e le mani di Cristo sono con i palmi rivolti verso il basso e le mani tra quelle di sua madre indicano che la grazia della Redenzione è sotto la custodia di Maria.
Lo Sfondo dell’icona è dorato o giallo e simboleggia il Cielo, dove Gesù e Maria stanno sul trono. Il giallo dei vestiti è dorato, e sta a significare la felicità celeste che attrae i cuori umani afflitti.
Il manto blu scuro di Maria è il colore che veniva usato dalle madri in Palestina. Maria è entrambe le cose contemporaneamente: vergine e Madre.
La mano sinistra di Maria sostiene Gesù Bambino. Lei è sua madre. E’ una mano consolatrice per chiunque si rivolga a lei.
La lettura complessiva dell'icona, poi, ci porta un messaggio di salvezza. Lo sfondo dorato è simbolo della resurrezione, i segni della passione sembrano portati in trionfo, non in modo minaccioso. L'atteggiamento della Madre è un invito, fatto anche a noi, ad affidarci a Maria "sempre pronta al nostro soccorso".
Una copia della Madonna del Perpetuo Soccorso si trova anche nella Basilica di S.Maria in Vado a Ferrara.
(S.Maria del Perpetuo Soccorso - Basilica di S.Maria in Vado a Ferrara)
Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso a Roma
"Madonna del Perpetuo Soccorso", una ikona che parla di Maria